In Svizzera

Le Alpi sono il risultato della complessa storia geologica che vede protagoniste due grandi placche della litosfera: l’Europa e l’Africa. Per litosfera si intende la parte rigida più esterna della Terra; spessa circa 100 km, è costituita da due strati: la crosta terrestre nella parte superiore e la mesosfera nella parte inferiore. La litosfera è frammentata su tutta la Terra in una serie di placche di piccole e grandi dimensioni che si muovono sul mantello terrestre viscoso in varie direzioni sfregando e collidendo le une con le altre. L’intero processo è chiamato tettonica delle placche.

Sulla base della composizione, si distinguono due tipi di litosfera: continentale e oceanica. La litosfera oceanica è più densa del mantello viscoso sottostante e per questo può sprofondare mentre la litosfera continentale è meno densa del mantello e galleggia sopra quest’ultimo. Se durante una collisione tra due placche la litosfera oceanica si scontra con quella continentale, la prima viene «incorporata» nel mantello viscoso sottostante: tale processo prende il nome di subduzione e normalmente viene associato a sismi di grande energia e al fenomeno del vulcanismo. Lo scontro tra due placche della litosfera continentale comporta la formazione di una catena montuosa lungo i margini delle placche.

Ad essere coinvolte nella formazione delle Alpi sono state, oltre alla placca europea e a quella africana, anche diverse piccole placche della litosfera, le cosiddette «microplacche». La placca adriatica ha ricoperto a tale proposito un ruolo particolarmente importante. La subduzione totale della litosfera oceanica e la conseguente chiusura dell’oceano originario (nel linguaggio specialistico, la «Tetide alpina») tra l’Europa e l’Africa, avvenuta circa 35 milioni di anni fa, ha causato la collisione delle parti continentali della placca europea e di quella adriatica, in seguito staccatasi da quella africana, e quindi la formazione delle prime montagne alpine. Come avviene per un iceberg in movimento, il peso delle montagne è sostenuto da una grande radice crostale. Anche l’abrasione o erosione delle rocce sulla superficie terrestre riveste un ruolo importante nell’aumento dell’altezza delle montagne: se il peso della montagna viene ridotto dall’erosione, le Alpi si risollevano a causa della spinta idrostatica. I detriti degli ultimi 30 milioni di anni, causati dall’erosione della catena montuosa, si sono accumulati su entrambi i versanti delle Alpi: sotto forma di molassa a nord e sotto forma di sedimenti nella valle del Po, a sud delle Alpi. Le Alpi così come le conosciamo oggi sono quindi il risultato delle forze provenienti dal centro della Terra e dell’erosione. Le Alpi si sollevano ancora oggi di circa un millimetro all’anno, subendo al contempo un livellamento dovuto al processo di erosione.

I terremoti verificatisi in Svizzera rappresentano dunque, in prima approssimazione, il risultato della collisione tra la placca litosferica europea ed africana e rispecchiano il meccanismo alla base di questo processo. Le onde sismiche penetrano nel sottosuolo e ci consentono di osservare le parti delle placche sprofondate sotto le Alpi. Così negli ultimi anni è stato scoperto un dettaglio importante: una volta avvenuta la subduzione totale della litosfera oceanica e la conseguente collisione dei due continenti, a rimanere attaccato alla placca europea oggi è solo un residuo della mesosfera originaria, il cosiddetto «mantel slab». Questo «slab» («placca» in italiano) impone una curvatura verso il basso alla litosfera nelle Prealpi settentrionali, incidendo indirettamente sull’attività sismica ampiamente diffusa dell’Altopiano svizzero. Poiché i processi di tettonica delle placche si svolgono su intervalli di tempo geologici è possibile dedurre che l’attuale attività sismica nell’arco alpino continuerà probabilmente per altri milioni di anni.

L’attività sismica in Svizzera e la formazione delle Alpi rappresentano due fenomeni strettamente connessi e riconducibili agli stessi processi nel sottosuolo. I terremoti verificatisi in Svizzera sono principalmente il risultato della collisione tra la placca litosferica europea e quella africana e rispecchiano il meccanismo alla base di questo processo.

Le onde sismiche penetrano nel sottosuolo e ci consentono di osservare le parti delle placche sprofondate sotto le Alpi. Negli ultimi anni è stato scoperto un dettaglio importante: una volta avvenuta la subduzione totale della litosfera oceanica e la conseguente collisione dei due continenti, a rimanere attaccato alla placca europea oggi è solo un residuo della mesosfera originaria, il cosiddetto «mantel slab». Questo «slab» («placca» in italiano) impone una curvatura verso il basso alla litosfera nelle Prealpi settentrionali, incidendo indirettamente sull’attività sismica ampiamente diffusa dell’Altopiano svizzero. Poiché i processi di tettonica delle placche si svolgono su intervalli di tempo geologici è possibile dedurre che l’attuale attività sismica nell’arco alpino continuerà probabilmente per altri milioni di anni.

Informazioni di contesto sulle singole regioni svizzere sono disponibili nel menu alla voce “Terremoti regionali”.

Un’altra causa di terremoto è rappresentata dalle attività umane, come ad es. la costruzione di gallerie, il riempimento di laghi artificiali e i progetti nel campo della geotermia (vedere la pagina “Terremoti indotti”).

Il Servizio Sismico Svizzero (SED) gestisce dal 1975 una rete (oggi interamente digitale) di stazioni sismiche, in grado di registrare e di localizzare i terremoti in Svizzera e nei paesi limitrofi. La maggior parte dei quali non viene percepita dalla popolazione. Gran parte dei terremoti registrati avviene nelle Alpi svizzere, in particolare nel Canton Vallese e nei Grigioni, ma anche le Prealpi settentrionali, la Svizzera centrale, il Canton Giura e la regione di Basilea sono particolarmente attivi a livello sismico.

La distribuzione della profondità dei terremoti nelle Alpi presenta caratteristiche molto diverse rispetto alla Svizzera settentrionale ed alle Prealpi. Nelle Prealpi settentrionali i sismi si verificano nell’intera crosta terrestre fino alla discontinuità di Mohorovičić («Moho»), la zona che separa la crosta terrestre dal mantello a 30–50 chilometri di profondità. Sotto le Alpi, invece, l’attività sismica è limitata alla parte superiore della crosta terrestre; i terremoti si verificano solo fino a circa 15–20 chilometri di profondità.

In passato, in seguito alla collisione tra le placche, si sono verificati continuamente terremoti di grande severità nella regione alpina e nelle aree circostanti. Le informazioni provenienti da fonti storiche e dai moderni cataloghi dei terremoti attestano che negli ultimi 1000 anni si sono verificati almeno dodici terremoti di magnitudo uguale o superiore a 6. L’ultimo grande terremoto dell’area alpina si è verificato nel 1976 in Italia nordorientale, in Friuli. A questo terremoto sono seguite, a distanza di un mese e mezzo e di quattro mesi e mezzo, due scosse di assestamento di magnitudo superiore a 6. Questo terremoto ha causato 989 vittime, 2400 feriti e circa 45.000 sfollati. Benché sia piuttosto difficile stimare la portata dei danni degli episodi avvenuti nel passato va detto che almeno tre dei terremoti elencati nella tabella hanno causato più di 10.000 vittime.

Non è possibile prevedere i terremoti: come mostra la sequenza temporale, i sismi si verificano con cadenza irregolare e quindi non possiamo sapere dove e quando si registrerà la prossima forte scossa. Normalmente si registra un terremoto di magnitudo pari o superiore a 6 ogni 50–150 anni mentre un sisma di magnitudo 7 ha una frequenza inferiore di circa 10 volte.

Elenco dei più grandi terremoti dell’ultimo millennio nell’arco alpino

Data Area epicentrale Magnitudofonti
03.01.1117 Verona (IT) 6.7a
25.12.1222 Basso Bresciano (IT) 6.0a, 6.1b
03.09.1295 Churwalden (CH) 6.2a, b
25.01.1348 Villach (AT) 7.0a
18.10.1356 Basilea (CH) 6.5a, 6.6b
26.03.1511 Idrija (SI) 6.9a
15.09.1590 Neulengbach (AT) 6.1a
04.12.1690 Carinzia (AT) 6.6a
25.02.1695 Asolano (IT) 6.5a
25.07.1855 Visp (CH) 6.1a, 6.2b
29.06.1873 Belluno (IT) 6.3a
06.05.1976 Friuli (IT) 6.5c, d
Le magnitudo provengono dalle fonti seguenti: a=SHEEC, b=ECOS-09, c=NEIC, d=ISC.

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