Come divisione dell’Istituto Svizzero di Meteorologia (ISM), il Servizio Sismico Svizzero (SED) non possedeva ancora di una propria presenza verso l’esterno. Alfred de Quervain, primo direttore del SED, utilizzava una macchina da scrivere. Oggigiorno il SED è annesso al Politecnico federale di Zurigo e si presenta con un proprio logo nelle quattro lingue nazionali.

Intorno alla metà degli anni ʽ30, il Servizio Sismico Svizzero aveva a disposizione quattro sismografi per il rilevamento dei dati. Oggi, la rete sismica nazionale conta oltre 200 stazioni. I dati raccolti da questa modernissima rete vengono trasmessi in tempo reale e non è necessario recarsi alla stazione stessa per poterli ottenere.

Per i primi sismografi meccanici furono costruiti degli edifici appositi lontani dai tremori sismici della città. La foto a sinistra mostra una pianta delle prima stazione sismica svizzera nei boschi di Degenried presso Zurigo. Un semplice tetto in calcestruzzo è sufficiente per i moderni strumenti della rete accelerometrica nazionale (SSMNet), che vengono installati in particolare anche in aree abitate (a destra).

Vista esterna attuale della prima stazione sismica svizzera e di una stazione della rete accelerometrica nazionale, con coperchio aperto.

Il sismografo universale sviluppato da Quervain e Piccard e inaugurato nel 1922 a Zurigo, fu il primo del suo genere. Con i sismografi di identica concezione entrati in servizio nel 1926 a Neuchâtel e a Coira, formava la prima rete sismica omogenea della Svizzera. Dalle oltre 20 tonnellate degli inizi, si è ora passati a 13 chili. Questo è il peso del sismografo della rete digitale a banda larga (SDSNet) illustrato qui a destra. È in grado di rilevare segnali fino a 10.000 volte più piccoli dei sismografi universali.

L’illustrazione mette a confronto le dimensioni del sismografo universale di 20 tonnellate di Zurigo e quelle di un sismografo a banda larga moderno di tipo Streckeisen STS-2.

Le mappe sismiche sono da sempre un valido strumento per la rappresentazione grafica dell’attività sismica in una regione. La mappa storica fu realizzata dal presidente della Commissione sismica dell’epoca ed esposta al grande pubblico in occasione dell’esposizione nazionale svizzera nel 1914. Le linee delimitano la zona all’interno della quale è stata percepita la singola scossa. Oggigiorno, grazie alla moderna rete di stazioni sismiche, gli ipocentri possono essere localizzati precisamente, per cui i terremoti vengono ormai rappresentati sulla mappa con dei punti. La mappa a destra indica tutti i terremoti con magnitudo 2 o superiore della scala Richter registrati tra il 1975 e il 2012.

Prima dell’introduzione dei primi sismografi, le segnalazioni da parte della popolazione erano il solo mezzo per determinare la potenza di un terremoto. Ancora oggi il cosiddetto metodo macrosismico è un elemento importante per il monitoraggio dei terremoti del SED. In seguito a ciascun terremoto, il SED chiede alla popolazione di indicare le osservazioni fatte in un questionario. Ciò che prima dell’avvento di Internet veniva svolto solo per via postale, è oggi possibile in tutta semplicità tramite il sito Internet del SED.